Chi di noi da bambino non ha mai avuto un pesce rosso ? Lo tenevamo nella classica “boccia da pesce rosso” appunto. Ci sembrava felice nella sua nuova casa mentre nuotava attorno al palombaro di plastica o al veliero affondato. Poi un giorno la mattina o al rientro da scuola, mamma e papà ci dissero che il pesce era “andato”. Tristezza ed anche po’ di irritazione perché era durato così poco e noi avevamo fatto tanto per lui e allora magari riprovavamo ancora ed ancora… Quanti di noi hanno vissuto la stessa esperienza, e cosa c’entrerà mai un ricordo d’infanzia ed un pesce rosso con le risorse umane? 

Ebbene, quanti imprenditori, responsabili di funzione o addetti alle risorse umane si sono dovuti domandare o si sono sentiti chiedere:

“Perché quel lavoratore neo inserito se n’è andato senza dire nulla? Stava bene sicuramente in azienda, lo abbiamo preso subito.” 

“Come mai quel dipendente che era con noi da due anni ha deciso di cambiare così improvvisamente? Aveva anche l’auto aziendale.”

“Sembrava stare bene e lavorava perfettamente ora invece guardalo…, eppure non è cambiato niente…come mai fa così? ”

“Vi siete mai domandati prima d’inserire quella persona se non fosse per caso un pesce rosso?” Mi spiego, un pesce rosso, contrariamente quanto si creda ha bisogno di molto spazio per crescere. Non è vero che stia bene nella classica boccia ed ancor più errata è la credenza che crescerà solo quanto lo spazio a disposizione gli permetterà di fare. Man mano che il pesce rosso cresce, matura e diventa adulto, le sue esigenze in termini di spazio, ossigeno e non solo di cibo cresceranno con lui. Un pesce rosso in un ambiente ideale può vivere fino a quarant’anni, crescere fino a mezzo metro e pesare tre di kg. Scommetto che se l’avessimo saputo non lo avremmo più preso così a cuor leggero per metterlo nella nostra “boccia”! Trovandosi in uno spazio limitato, con quantità di ossigeno sempre uguale, inizierà purtroppo a deperire, ammalarsi e poi se ne “andrà”, nonostante magari l’affetto del bambino che tanto ha pensato di avergli dato, il palombaro di plastica, la boccia sempre pulita e magari un po’ più grande di quella in cui l’aveva comprato ed abbondante nutrimento.

Credo iniziate a capire come la lezione del pesce rosso sia collegata alle risorse umane. Quando come professionisti risorse umane selezioniamo un candidato per una data mansione in una specifica azienda, dobbiamo metterci nei panni sia del bambino che del pesce rosso se vogliamo ottenere un inserimento di successo. 

“Nelle risorse umane il successo è sempre il risultato di una “win-win situation”, cioè una soluzione vantaggiosa per entrambi.”

Una selezione che punti ad inserire un membro del personale in una posizione e farlo stabilmente dovrà farlo agendo nel comune interesse delle parti coinvolte, l’Azienda ed il Lavoratore. Gli elementi che andranno presi in considerazione non si limiteranno all’analisi di hard e soft skill quindi ed andranno oltre la personalità e “la chimica” tra le parti . Tutte queste sono condizioni necessarie però non sufficienti a garantire un inserimento di successo.

Il buon selezionatore infatti dovrebbe: “ imparare a guardare oltre quello che un candidato è oggi, per scorgervi anche quello che sarà domani.”

Ponendosi e ponendo domande nel comune interesse, quali ad esempio:

–      “La professionalità del candidato, come può beneficiare dalla collaborazione con la nostra azienda? “

–      “Le sue aspirazioni a medio e lungo termine, sono realisticamente compatibili con le possibilità di carriera che offriamo?”

–      “Che cammino di formazione e crescita individuale (PDP) posso prospettare ad una persona con queste caratteristiche e queste aspettative? “

–      “L’impegno e le variabili che la posizione richiederà in futuro corrispondo alle predisposizioni del candidato? “

Un candidato che si approcci in modo maturo ad una selezione con una visione di impiego a lungo termine, dovrebbe porre a se stesso le medesime domande.

Decidere d’inserire una persona e questi accettare un contratto con una visione di medio lungo periodo richiede onestà e chiarezza da ambo parti per evitare possibili fraintendimenti, aspettative irreali e la necessità di rifare una selezione da un lato e cercare un nuovo impiego dall’altro o ancor peggio, avere azienda e dipendenti entrambi scontenti della situazione. Oltre a colloqui mirati a cogliere gli questi aspetti critici,esistono test utilizzabili in fase di selezione che possono aiutarci a non commettere “l’errore della boccia del pesce rosso”. Un errore d’inserimento non avrà infatti conseguenze negative solo per il candidato inserito ma anche per l’azienda che si ritroverà a dover ripetere il processo.

Un inserimento di successo non si misura a distanza di 6 o 12 mesi, passato cioè un classico periodo di prova bensì su un lasso di tempo variabile a seconda della funzione, delle risorse e dell’impegno necessario a formare e rendere operativo ed autonomo il nostro inserimento.

A volte siamo ancora quel bambino ed altri sono il pesce rosso.

Alex Brenna

BHRS

Novembre 2016

 

Chi fosse interessato ai pesci rossi invece delle risorse umane, perché colpito dalle rivelazioni fatte, può leggere tutto su www. http://acquariofiliaconsapevole.it/  per ogni altra considerazione visitate invece www.brennahrs.it o seguitemi su LinkedIn.